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Aumento dell’Iva? Potrebbe non essere solo un male

Recuperare risorse dai patrimoni immobiliari e spostare il prelievo sui consumi per ridurre il carico fiscale su lavoratori e imprese. Sono queste due delle misure introdotte dal governo Monti per ridare stabilità e competitività alla nostra economia. Il maggiore prelievo sui consumi si concretizzerà in un aumento dell’Iva, che permetterà di abbassare la pressione fiscale sui dipendenti del settore privato e sulle imprese. In termini pratici, a partire da settembre dell’anno prossimo le aliquote ordinarie Iva dell’ 11 e del 21% aumenteranno ciascuna di due punti percentuali. L’operazione porterà nelle casse dello stato 3,3 miliardi nel solo 2012.

 

Con l’aumento dell’Iva si potrebbero sostenere le imprese italiane nelle esportazioni. Il modo in cui il meccanismo funzionerebbe è semplice. Da una parte, la maggiore aliquota non sarebbe un problema per le imprese, vista la possibilità di portarla a detrazione. Al contempo, la riduzione del carico fiscale sul lavoro – in particolare sui contributi sociali – è una vera e propria riduzione dei costi aziendali. La coesistenza di queste misure – maggiore inflazione dovuta all’aumento dell’Iva e riduzione dei contributi sociali – avrebbe lo stesso effetto di una svalutazione dell’euro. In altri termini, le esportazioni dei prodotti italiani diventerebbero più competitive.



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