- 29 Ottobre 2014
- Postato da: Ego International
- Categoria: Esportare
Buone notizie sul fronte del commercio elettronico italiano, uno dei canali di vendita certamente più proficui per le aziende che hanno in corso dei processi di internazionalizzazione. Stando a quanto affermano le ultime statistiche in tal proposito, le vendite garantite dall’e–commerce sono cresciute del 17% nel 2014, per un valore delle vendite generate dai siti italiani pari a 13,3 miliardi di euro (con una prevalenza dei settori dell’abbigliamento, dell’informatica e dell’elettronica al consumo).
Le buone notizie, tuttavia, non si fermano qui: sempre secondo le più recenti statistiche, il commercio elettronico starebbe attingendo nuova linfa dalla possibilità di accesso multicanale alle proprie “vetrine”, tanto che ad oggi smartphone e tablet riescono a veicolare quasi il 20% delle vendite tramite il web.
Ancora, l’andamento delle vendite attraverso il commercio elettronico sarebbe ancora più propizio per tutte quelle imprese che attuano export, con una crescita del 24%, 7 punti percentuali in più della media.
A rivelare questi (e altri) dati, è stato pochi giorni fa l’Osservatorio e-commerce B2c promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm (il consorzio per il commercio elettronico), in occasione del convegno denominato “L’e-commerce B2c in Italia: le dot com corrono, i retailer rincorrono”.
Ebbene, stando alle rilevazioni, il valore del commercio elettronico in Italia avrebbe raggiunto il 3,5% delle vendite retail (contro precedente 2,6%), arrivando a interesse 16 milioni di acquirenti online. Complessivamente, i siti italiani hanno registrato una crescita di circa 2 miliardi di euro, riconducibile per il 70% alla vendita di prodotti e per il 30% di servizi. Abbigliamento, informatica ed elettronica di consumo, riescono a contribuire all’incremento complessivo con 350 milioni di euro ciascuno, mentre tra i servizi preponderante è il supporto del turismo, cui è riconducibile un quarto dell’incremento totale.
In ogni caso – sottolineava sulle pagine del quotidiano Italia Oggi Alessandro Perego, che dell’Osservatorio è responsabile scientifico – a crescere sarebbero soprattutto le dot com, “come per esempio Amazon, Booking.com, eBay, Expedia, Privalia, vente-privee.com, ma anche italiane, come Banzai e Yoox Group, che complessivamente pesano per il 54% delle vendite”.
Una percentuale che, prosegue Perego, “mette in luce le debolezze degli operatori tradizionali, produttori e retailer, che ancora stentano a interpretare l’online come un reale canale alternativo”. In ogni caso, sebbene vi siano ritardi nell’applicazione degli approcci e-commerce da parte delle imprese italiane, è bene ricordare come sia crescente la consapevolezza di come le vendite via web siano una leva fondamentale per sbarcare nell’export, che grazie al commercio online ha potuto superare i 2,5 miliardi di euro di fatturato, con prevalenza di destinazione nei mercati occidentali (Europa e Usa) e, secondariamente, in Giappone e in Russia (permangono invece notevoli margini di crescita in altri mercati come Cina e Sudamerica).
Una strada per poter assaggiare i vantaggi dell’e-commerce con costi competitivi, e avere in tal modo un canale indiretto di sbarco all’estero, potrebbe in merito essere proposto dalle grandi aziende dot-com, che offrono interessanti servizi in favore delle pmi italiane. A ricordarlo, sempre sulle pagine dello stesso quotidiano, è Martin Angioni, amministratore delegato di Amazon Italia, che ricorda come “ci sono molte medie e piccole aziende che non hanno la possibilità di investire nei costi fissi che implica strutturare un e-commerce e Amazon consente di rendere variabili questi costi, con barriere d’ingresso basse, e di raggiungere mercati lontani con opzioni che includono oltre alla vendita anche la logistica. Sono infatti decine di migliaia i negozi e i piccoli artigiani che cominciano a vendere in tutto il mondo, uscendo dalla dimensione locale”.