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Cosa esportare in Cina: le restrizioni e i prodotti da proporre

La Cina e il suo popolo da sempre vantano una cultura invidiabile sia in termini di tradizione che in termini culinari. La capacità della Cina di trattare e sfruttare al massimo le materie prime rende questo paese uno tra i più autosufficienti. Quindi, cosa esportare in Cina?

Sicuramente la curiosità verso i prodotti d’occidente e la scarsa reperibilità di quest’ultimi rendono l’attrattiva verso il mercato orientale piuttosto forte e giustificata dalla voglia dei cittadini cinesi di acquistare prodotti sinonimo di qualità e benessere

I limiti per esportare in Cina

Purtroppo gli ostacoli da superare per esportare in Cina sono tanti. La domanda che accompagna le aziende italiane quando vogliono intraprendere il percorso di internazionalizzazione in paesi così complessi è sempre la stessa: cosa esportare?

Bene, innanzitutto c’è da domandarsi, cosa richiedono i consumatori cinesi? Quale documentazione serve per superare i rigidi controlli alla dogana?

Questi sono i due punti da cui partire per snocciolare la questione “cosa esportare in Cina”. Partire dall’analisi dei consumi attuali è la prima attività da fare. Infatti, un numero crescente di consumatori giovani e benestanti è fortemente attratto dalla cultura e dallo stile occidentale. Così non badano a spese e sono disposti a tutto pur di avere il massimo della qualità nel proprio guardaroba e sulla propria tavola.

Cosa spinge i cinesi ad amare i nostri prodotti?

Con il migliorare dello stile di vita i cinesi sono ben disposti a spendere di più per acquistare dall’estero determinate tipologie di prodotti. Poiché la sfiducia nei produttori locali, dovuta ai recenti scandali sui prodotti alimentari, ha fatto sì che la Cina si aprisse, per quanto possibile, all’import di prodotti alimentari e non.

I prodotti italiani esportati in Cina

I prodotti che giocano un ruolo fondamentale nel mercato orientale, sono quelli di difficile reperimento e tipici del nostro Paese come:

  • Olio di oliva;
  • Vino;
  • Cioccolato;
  • Miele;
  • Caffè;
  • Pasta.

Nell’ultimo periodo il mercato cinese ha aperto anche a formaggi italiani, precedentemente fermati al confine perché non rientravano nei rigidi standard sanitari cinesi.

Grazie ai recenti sblocchi il valore dell’export verso la Cina è aumentato, sebbene il divario da import ed export rimanga alto.

A sfavore degli affari italiani giocano diversi fattori, tra i quali:

  • Dimensione medio-piccole delle aziende italiane;
  • Modesto volume di alcune produzioni;
  • Mancanza di distribuzione efficace (GDO non italiane);
  • Difficoltà di accesso al mercato cinese (sistema di distribuzione complesso e non ben organizzato).

Quest’ultimo punto, infatti, pone l’attenzione sul sistema distributivo che risulta frammentato e oneroso. I prodotti italiani arrivano in città di primo livello, dove il potere d’acquisto è alto, ma naturalmente il volume d’acquisto basso.

Attualmente la presenza italiana nel sistema distributivo cinese è pressoché nulla.

L’opportunità per le imprese italiane di incrementare l’export in Cina potrebbe trovarsi nelle provincie in rapida crescita: entrare all’interno di alcune GDO e rendere il più capillare possibile la presenza italiana.

Controlli e certificazioni necessari per esportare in Cina

Molte opportunità del mercato cinese rimangono, però, difficili da sfruttare a causa dell’elevato numero di controlli sanitari e fitosanitari che il governo impone alle merci in entrata.

In particolare i controlli che vengono effettuati sono:

  • Registrazione del prodotto;
  • Etichettatura che deve corrispondere ai requisiti stabiliti dagli standard cinesi;
  • Registrazioni di alimenti e bevande presso l’amministrazione per il controllo della qualità, l’ispezione e la quarantena;
  • Marchio di sicurezza;
  • Certificati sanitari per gli imballaggi che ne attestino la fumigazione e la conformità allo standard.

Questi sono solo esempi di tutta la documentazione necessaria e i controlli propedeutici alla penetrazione del mercato cinese, che senza ombra di dubbio può scoraggiare già in prima battuta una piccola o media azienda italiana intenta ad intraprendere la strada dell’internazionalizzazione in Cina.

Ad oggi, nonostante ciò che è stato riportato poc’anzi, qualcosa comincia a sbloccarsi. A dimostrazione ricordiamo la ripresa dell’importazione in Cina di:

  • Prosciutto di Parma e San Daniele;
  • Mortadella;
  • Prosciutto cotto;
  • Cotechino.

Ciò fa ben sperare per un alleggerimento delle norme ed un inizio di export cinese.

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