- 22 Febbraio 2016
- Postato da: Ego International
- Categoria: Esportare
Un piccolo, ma insidioso spettro, si aggira per l’Europa. Anzi, per Bruxelles, dove la Commissione Europea sembra essere intenzionata a portare avanti una innovazione che potrebbe risultare particolarmente sgradita ai piccoli viticoltori italiani: l’eliminazione delle agevolazioni doganali.
Insomma, archiviato per il momento il timore di dover fare i conti con uno scenario di liberalizzazione dei nomi dei vitigni in etichetta (che nelle discutibili intuizioni comunitarie avrebbe potuto consentire a chiunque di riportare i nomi oggi riservati all’Italia come Lambrusco, Verdicchio o Vermentino), la Commissione – stando a quanto emerso dal vertice tenutosi negli scorsi giorni al ministero per le Politiche agricole, tra le organizzazioni italiane dei produttori e il dirigente della Dg Agri a Bruxelles, Jacques Nadolski – vuole realmente accelerare il passo su una nuova sfida che dovrebbe trovare pronta contrapposizione da parte degli italiani: l’addio alle agevolazioni che oggi vengono riconosciute ai piccoli produttori.
A dar l’impressione che la novità allo studio in Commissione possa pregiudicare proprio i viticoltori italiani è la definizione delle norme comunitarie secondo cui è piccolo produttore colui che produce, per almeno tre anni di fila, non più di 1.000 ettolitri di vino l’anno, equivalenti – più o meno – a 130.000 bottiglie. Se il viticoltore italiano ha la “sfortuna” (virgolettato d’obbligo) di ricadere in questo recinto, potrebbe presto dare addio a una serie di agevolvazioni di cui oggi gode, come le procedure doganali semplificate.
Guai a pensare che il mondo dei piccoli viticoltori italiani sia una realtà ristretta o isolata. Secondo quanto prontamente ricordato da Coldiretti, infatti, dei circa 48 mila produttori presenti nel nostro Paese, a produrre oltre 1.000 ettrolitri l’anno sono circa 2,4 mila unità. Ne deriva che più di 45 mila sono piccoli viticoltori. O, se preferite, che circa il 94% dei viticoltori italiani sarà interessato da questo amaro calice. “E Bruxelles– spiega il responsabile vino della Coldiretti, Domenico Bosco, sulle pagine del quotidiano Il Sole 24 Ore dello scorso 20 febbraio – nell’ambito di un generico obiettivo di semplificazione e di armonizzazione delle regole vuole escludere dai benefici proprio i “piccoli produttori” che esportano. Considerato che oltre il 50% del vino italiano finisce sui mercati esteri, è evidente che con questa misura molte piccole aziende italiane che oggi spediscono all’estero i propri vini con procedure semplificate e in deroga potrebbero presto sottostare alle medesime regole e agli stessi oneri burocratici di aziende da milioni di bottiglie“.
Il tema è, tuttavia, ancora più complesso. E, sulle pagine dello stesso quotidiano, è il responsabile del settore vino della Cia, Domenico Mastrogiovanni, a far luce: “Siamo particolarmente preoccupati per un riferimento che è stato fatto dai tecnici Ue all’ipotesi di cancellare un’altra deroga riconosciuta al vino: quella di settore “accisa assolta”. Una caratteristica dovuta al fatto che il vino viene considerato un prodotto dell’agricoltura trasformato in cantina e in quanto tale completamente diverso da altri prodotti alcolici soggetti invece ad accisa. La cancellazione di quest’altra agevolazione aprirebbe spazi preoccupanti sotto il profilo fiscale con pesantissime ricadute sul piano dei costi di produzione. Un’ipotesi che se si rivelasse reale ci troverebbe pronti a dare battaglia”.
Continueremo ad aggiornarvi su tutte le novità in materia. Se preferite, potete comunque richiedere eventuali riscontri ai nostri consulenti export Ego International Group, da anni al fianco dei viticoltori italiani per il commercio estero delle proprie produzioni.