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L’intimo mare? Vale 2,7 miliardi di euro

Nel 2010 il turnover per il comparto dell’intimo-mare (uomo e donna) è stato di 2,7 miliardi e, visto il trend del 2011, benché i dati ufficiali non siano ancora disponibili, Smi (Sistema Moda Italia) prevede che il valore per l’anno passato dovrebbe essere molto simile. Per quanto riguarda i consumi, in base ai dati Sita Ricerca – società specializzata in analisi del settore tessile-abbigliamento – negli ultimi dodici mesi ci sarebbe stato un calo del 2,1% per quanto riguarda l’intimo uomo e i costumi (uomo e donna), mentre l’intimo donna avrebbe visto una flessione dell’1,7 per cento. Cali in ogni caso inferiori a quello generale del comparto abbigliamento, che, sempre secondo i dati Sita-Smi presentati durante un convegno a Milano il 5 aprile scorso, potrebbe avere raggiunto il 3,4 per cento (e la previsione per il 2012 è di un ulteriore -2,3 per cento). 

Un’altra angolazione interessante da cui analizzare il comparto dei costumi è la dinamica import-export: nel 2011 le importazioni hanno superato le 82mila tonnellate. E si pensi che per fare un bikini basta meno di un metro di stoffa, come ricorda Tomas Maier, direttore creativo di Bottega Veneta – che ha disegnato il suo primo “due pezzi” nel 1987, all’inizio della sua carriera – nell’introduzione al bellissimo libro The Bikini Book di Kelly Killoren Bensimon (Thames&Hudson). In quantità le importazioni sono calate del 3,9% ma in valore sono aumentate del 6,6% a 1,705 miliardi: segno che la qualità, anche in tempi di austerity, conta. Dinamica simile per le esportazioni di intimo mare made in Italy: in quantità hanno sfiorato la 23mila tonnellate (-4%), ma in valore sono arrivate a 1,044 miliardi (+1,95). 

Estratto da Il Sole 24 ORE 



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